Fringe benefit: come vanno registrati in contabilità

Fringe benefit: come vanno registrati in contabilità

  • 29 Aprile 2024
  • Pubblicazioni
Quando si parla di fringe benefit si fa riferimento ad alloggio e vitto familiare; buoni pasto o mensa aziendale; alloggio in appartamenti o alberghi a carico dell'azienda; telefono aziendale, pc, tablet, stampanti o altri dispositivi elettronici aziendali; autovetture o altri mezzi di trasporto; trasporto collettivo; asili aziendali; polizze assicurative; prestiti aziendali. Di tali beni e servizi il lavoratore solitamente può usufruire gratuitamente o a condizioni più vantaggiose rispetto al mercato. I fringe benefit, essendo beni e/o servizi utilizzati dal lavoratore dipendente, rappresentano un costo per il datore di lavoro, per questo motivo gran parte di questi benefit vengono rilevati come costi del personale, oppure ricompresi nella voce B9 del bilancio. Per fare un esempio, possiamo prendere in considerazione i buoni pasto, utilizzati dalla maggioranza delle aziende, come servizio sostitutivo alla mensa erogata direttamente. In tale contesto il datore di lavoro è tenuto ad eseguire alcuni adempimenti e specifiche registrazioni contabili:

nel momento in cui acquista i buoni pasto, sia cartacei che elettronici, dalla società emittrice;
nel momento in cui consegna i buoni pasto ai dipendenti oppure momento in cui i buoni elettronici sono utilizzabili;
nel momento in cui la società emittrice invia al datore di lavoro la fattura dei buoni pasto elettronici erogati con la modalità della mensa diffusa. Fiscalmente per le aziende rappresenta un voucher 100% deducibile e Iva detraibile, mentre per i liberi professionisti e le ditte individuali rappresentano voucher deducibili al 75% fino a un importo massimo pari al 2% del fatturato e Iva detraibile. Tutto questo si traduce nella possibilità di scaricare costi e avere un risparmio rispetto alla scelta di erogare, in assenza di mensa aziendale, un'indennità in busta paga. Un fringe benefit, molto desiderato dai lavoratori dipendenti, è sicuramente il veicolo aziendale. Possiamo definire che, qualora il datore di lavoro decida di acquistare un'auto da concedere in uso promiscuo ad un dipendente, deve provvedere all'emissione di fattura per il valore convenzionale pari alle tariffe Aci, invece l'iva si rende detraibili integralmente. Ove invece si preferisse evidenziare un fringe benefit in busta paga, l'iva tornerebbe ad essere detraibile nella misura del 40% ed il costo fiscalmente deducibile senza limiti di valore massimo, sia pure nella misura del 70%. Ed ancora, quale fringe benefit si può citare il telefono aziendale, il cui costo è deducibile, ai fini delle imposte sul reddito, solo per l'80%, mentre l'iva è deducibile sulla base dell'effettivo utilizzo nell'attività di impresa, ossia 100% se utilizzato unicamente per l'attività d'impresa, altrimenti 50% se utilizzato anche al di fuori dell'attività d'impresa per usi propri. Le aziende possono inoltre riconoscere ai propri dipendenti una remunerazione variabile al raggiungimento di determinati obiettivi aziendali, regolata sulla base di accordi sindacali che ne stabiliscono i criteri di determinazione. Alla chiusura dell'esercizio viene fatto un calcolo delle somme da corrispondere, che vengono imputate a bilancio quali costi, con contropartita:

un debito, se la passività ha natura determinata, esistenza certa e l'importo è fisso o determinabile, anche se poi gli importi verranno effettivamente determinati sulla base di una consuntivazione sindacale;
un fondo rischi e oneri, se il debito ha natura determinata, esistenza certa (fondo oneri) o probabile (fondo rischi) ma ammontare indeterminato alla chiusura dell'esercizio, ritenendo fondamentale il confronto sindacale.
Per il principio di derivazione rafforzata, i premi rilevati in bilancio, secondo corretti principi contabili, a fronte di un debito (OIC) 19 sono deducibili nel periodo d'imposta di iscrizione. Il lavoratore dipendente può chiedere un prestito in denaro al proprio datore di lavoro, contrattando il piano di ammortamento ed il tasso effettivamente applicato. Ai sensi dell'art. 51, c. 4, lett. b) Tuir, così come modificato dall'art. 3 D.L. 145/2023, costituisce reddito per il lavoratore dipendente, in caso di concessione di prestiti, il 50% della differenza tra gli interessi calcolati applicando il tasso ufficiale di riferimento (TUR), vigente alla data di scadenza di ciascuna rata o, per i prestiti a tasso fisso, alla data di concessione del prestito, e l'importo degli interessi calcolato al tasso applicato. L'importo così determinato deve essere assoggettato a tassazione alla fonte al momento del pagamento delle singole rate del prestito, così come stabilite dal relativo piano di ammortamento.

Fonte: QUOTIDIANO PIU' - GFL