Pausa lavoro: prova del mancato riposo a carico del lavoratore

Pausa lavoro: prova del mancato riposo a carico del lavoratore

  • 7 Aprile 2024
  • Pubblicazioni
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 8626 del 2 aprile 2024, ha fatto luce su un aspetto molto importante relativo alle pause lavorative e dell’onere della prova in caso di controversie: il lavoratore deve dimostrare la mancata fruizione, mentre il datore di lavoro è tenuto a provare il godimento del riposo compensativo mensile. La decisione si inserisce nel contesto di una disputa legale tra un lavoratore e il suo datore di lavoro, riguardante il mancato pagamento di somme retributive per la presunta mancata fruizione delle pause previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per i dipendenti degli Istituti di Vigilanza Privata. La Corte d’Appello di Napoli della aveva stabilito che le pause lavorative, per le prestazioni eccedenti l’orario giornaliero di sei ore, hanno una natura compensativa e non retributiva.  Inoltre, aveva posto l’onere della prova della mancata fruizione del riposo compensativo, contrattualmente previsto, a carico del lavoratore. Il lavoratore ha presentato ricorso per Cassazione, sollevando due questioni principali. In primo luogo, ha lamentato l’omesso esame, da parte della Corte d’Appello, del fatto che il rapporto di lavoro era cessato prima dell’introduzione del giudizio, situazione che avrebbe implicato la considerazione della natura retributiva di ogni emolumento dovuto per prestazioni lavorative compiute in tempo da dedicare al riposo. In secondo luogo, ha sostenuto la violazione e l’errata applicazione di varie disposizioni normative in relazione all’articolo 74 del CCNL, affermando che la Corte d’Appello aveva erroneamente posto l’onere della prova sul lavoratore anziché sul datore di lavoro per quanto concerne la fruizione della pausa retribuita. La Corte di Cassazione ha esaminato con cura i due motivi di ricorso presentati dal lavoratore. Il primo motivo riguardava il fatto che la Corte d’Appello non aveva preso in considerazione la cessazione del rapporto di lavoro prima dell’inizio del processo. Secondo il lavoratore, questo elemento avrebbe dovuto influenzare la decisione della Corte d’Appello. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto tale motivo inammissibile, poiché il ricorrente non aveva fornito abbastanza dettagli e argomentazioni per sostenere la rilevanza di questo elemento nel processo. Il secondo motivo, invece, relativo alla violazione e falsa applicazione delle disposizioni normative in relazione all’articolo 74 CCNL e all’erronea attribuzione dell’onere della prova, è stato accolto dalla Cassazione, che ha ritenuto fondato il ricorso del lavoratore.  La Corte di Cassazione ha chiarito che, mentre il primo motivo di ricorso è stato respinto per questioni procedurali, il secondo motivo è stato accolto, riconoscendo il diritto del lavoratore alle pause retribuite e correggendo l’interpretazione erronea delle norme da parte della Corte d’Appello. In base all’ordinanza della Cassazione, l’onere della prova riguardo alla mancata fruizione delle pause interruttive di sei ore di lavoro consecutive incombe sul lavoratore. Ciò significa che, in caso di controversia, spetta al dipendente dimostrare di non aver usufruito delle pause previste dalla legge e dal contratto collettivo. D’altra parte, è compito del datore di lavoro provare che il lavoratore abbia effettivamente goduto del riposo compensativo nell’arco del mese. Questa ripartizione dell’onere della prova mira a garantire un equilibrio tra i diritti dei lavoratori e gli obblighi dei datori di lavoro, assicurando che entrambe le parti adempiano ai propri doveri contrattuali. Questa decisione sottolinea l’importanza di un ambiente di lavoro sano e sicuro, in cui i dipendenti possano recuperare le energie psico-fisiche necessarie per svolgere al meglio le proprie mansioni. I lavoratori dovrebbero essere consapevoli dei propri diritti e pronti a far valere le proprie ragioni qualora questi non vengano rispettati, raccogliendo prove e documentazione a sostegno delle proprie rivendicazioni. D’altro canto, l’ordinanza della Cassazione richiama i datori di lavoro alle proprie responsabilità, ricordando loro l’obbligo di garantire il rispetto delle norme sul lavoro e dei contratti collettivi. Le aziende devono organizzare i turni e gli orari in modo tale da consentire ai dipendenti di usufruire delle pause previste, monitorando attentamente la fruizione dei riposi compensativi. È fondamentale che i datori di lavoro mantengano registri accurati e documentazione completa riguardo alle ore di lavoro e alle pause dei dipendenti, in modo da poter dimostrare l’adempimento degli obblighi contrattuali in caso di controversie. Questa decisione sottolinea l’importanza di un ambiente di lavoro in cui i diritti dei lavoratori siano rispettati e tutelati, richiamando le aziende alle proprie responsabilità nel garantire il rispetto delle norme sul lavoro e dei contratti collettivi. Le aziende che investono nel benessere dei propri dipendenti, rispettando scrupolosamente le disposizioni in materia di pause e riposi, e promuovendo una cultura aziendale attenta alle esigenze individuali, possono beneficiare di un clima di lavoro più sereno e di una maggiore fidelizzazione del personale. Allo stesso tempo, i lavoratori hanno il diritto di far valere le proprie istanze in caso di violazioni. Una collaborazione sinergica e un dialogo costante tra lavoratori e datori di lavoro sono gli ingredienti fondamentali per costruire un ambiente di lavoro sano, equo e produttivo. Solo attraverso un impegno congiunto, basato sulla consapevolezza dei propri diritti e doveri e supportato da una chiara ripartizione delle responsabilità, sarà possibile raggiungere un equilibrio che soddisfi le esigenze di tutte le parti coinvolte. Questo equilibrio deve necessariamente fondarsi sul rispetto delle norme sul lavoro, sulla tutela del benessere dei lavoratori e sulla valorizzazione delle risorse umane come elemento chiave per il successo dell’impresa.


Fonte: SOLE24ORE