Lavoratori autonomi non discriminabili per orientamento sessuale

Lavoratori autonomi non discriminabili per orientamento sessuale

  • 15 Gennaio 2023
  • Pubblicazioni
Il contrasto alle forme di discriminazione lavorativa fondate sull’orientamento sessuale non può rimanere confinato dentro il perimetro del lavoro subordinato, ma si estende anche a tutte le forme lavoro autonomo. Con l’affermazione di questo principio, la Corte di giustizia europea (sentenza causa C-356/21) segna un momento fondamentale per la lotta contro ogni forma di discriminazione. L’aspetto importante della pronuncia non risiede tanto nell’affermazione del principio –le norme comunitarie affermano con chiarezza il concetto – quanto la precisazione della Corte circa l’impossibilità, per gli Stati membri, di interpretare e modificare le regole a proprio piacimento: un baluardo importante contro la tentazione di declinare in senso restrittivo il tema dei diritti civili. La Corte Ue fornisce una risposta molto netta, ricordando che la direttiva comunitaria si preoccupa di garantire una tutela contro le discriminazioni con riferimento a qualsiasi attività professionale, a prescindere dalla sua natura e dalle sue caratteristiche. La direttiva 2000/78, ricorda la Corte, ha l’obiettivo di eliminare, per ragioni di interesse sociale e pubblico, tutti gli ostacoli alla capacità di contribuire alla società attraverso il lavoro fondati su motivi discriminatori; un obiettivo che deve essere perseguito a prescindere dalla forma giuridica utilizzata per lavorare e che non può essere declinato a proprio piacimento dagli Stati membri. La Corte rinforza il concetto precisando che una cessazione involontaria dell’attività di un lavoratore autonomo deve essere considerata, ai fini della direttiva comunitaria, come un licenziamento fondato su motivi discriminatori.