Ampliata la platea delle imprese obbligata a versare il Tfr all’Inps

Ampliata la platea delle imprese obbligata a versare il Tfr all’Inps

  • 17 Dicembre 2025
  • Pubblicazioni
Si amplia la platea di imprese che hanno l’obbligo di versamento al Fondo Tesoreria Inps, esteso anche ai datori di lavoro che hanno raggiunto la soglia dei 50 dipendenti dopo l’avvio dell’attività. E dal 1° luglio 2026 viene introdotto un meccanismo di adesione automatica ai fondi di previdenza complementare per i lavoratori neo assunti. Sono le due novità introdotte dall’emendamento del governo alla manovra 2026 che riguardano i lavoratori dipendenti del settore privato, con esclusione dei datori di lavoro domestico. Le due misure sono collegate. Iniziamo dalla prima misura, che include tra i soggetti tenuti al versamento del contributo per il Fondo Inps per l’erogazione del Tfr anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell’attività, raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti, che attualmente sono esclusi dall’obbligo, ampliando così la platea di potenziali lavoratori che possono aderirvi (stimata dalla relazione tecnica in 2,5 milioni). A decorrere dal 1° gennaio 2007, i datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze almeno 50 addetti sono obbligati a versare questo contributo al Fondo. Il limite dimensionale si calcola, per le aziende in attività al 31 dicembre 2006, prendendo a riferimento la media annuale dei lavoratori in forza nel 2006. Pertanto, eventuali modifiche nel numero di addetti che siano intervenute successivamente risultano irrilevanti al fine di individuare la sussistenza dell’obbligo al versamento. Per le aziende che hanno iniziato l’attività dopo il 31 dicembre 2006, si prende a riferimento la media annuale dei lavoratori in forza nell’anno solare di inizio attività. Le maggiori entrate contributive al fondo Tfr dell’Inps sono stimate dalla relazione tecnica in 2,1 miliardi nel 2026. L’altra misura prevede dal 1° luglio 2026 per i neo assunti nel privato, l’introduzione di un meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare, una sorta di “silenzio assenso” al contrario, con la possibilità di rinunciare a questa adesione automatica entro sessanta giorni. È prevedibile un aumento graduale delle adesioni alla previdenza complementare per i lavoratori di prima assunzione. La relazione tecnica stima una media annua di adesioni nel periodo di 100mila l’anno (di cui circa 25mila l’anno relative a lavoratori presso imprese tenute al versamento contributivo nella gestione a ripartizione relativa al fondo Tfr in ambito Inps). È prevista l’adesione automatica alla forma di previdenza complementare prevista da accordi o contratti collettivi (anche azinendali o territoriali), privilegiando quela con il maggior numero di adesioni in azienda, ma in assenza di accordi è previsto il conferimento dell’intero Tfr e della contribuzione al fondo residuale. Tuttavia la contribuzione del lavoratore non è obbligatoria se la Ral è inferiore all’assegno sociale (538 euro). Per capire il legame stretto esistente tra le due misure, occorre fare un passo indietro e tornare alla scorsa manovra, quando un emendamento della maggioranza che riapriva un semestre di silenzio assenso sul modello di quello del 2007 fu bocciato dalla Ragioneria Generale dello Stato per mancanza di copertura finanziaria. Lo scorso anno si obiettò che considerando che il Tfr dei lavoratori occupati in aziende con oltre 50 dipendenti, se non devoluto ai fondi pensione va all’Inps, la sola adesione del 10% dei lavoratori avrebbe richiesto una copertura di 610 milioni per le minori entrate all’Istituto di previdenza. Con l’estensione della platea di imprese obbligate a versare al Fondo Inps, il governo ha aggirato l’ostacolo ed aperto all’adesione automatica per i neo assunti. Vale la pena ricordare che secondo i dati Covip sono 9,9 milioni gli iscritti alla previdenza complementare, ma sottraendo i 2,7 milioni che non ha effettuato versamenti contributivi, gli aderenti attivi sono poco più di 7 milioni: tra loro ci sono pochi giovani.

Fonte: SOLE24ORE