A distanza di circa due anni dall'entrata in vigore del D.Lgs. 24/2023, di attuazione della Dir. UE 2019/1937 e in una fase di consolidamento applicativo, dopo una prima stagione di indirizzi interpretativi, l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) interviene con un documento che, pur dichiaratamente integrativo e non sostitutivo delle precedenti Linee guida, ne rivede in modo significativo l'impostazione, ampliandone la portata operativa e chiarendone numerosi profili applicativi. Le precedenti Linee guida ANAC, in particolare quelle adottate con delibera n. 311 del 12 luglio 2023, erano prevalentemente orientate a fornire un primo inquadramento sistematico della disciplina del whistleblowing alla luce del nuovo decreto legislativo, con un focus marcato sul canale esterno e sulle modalità di segnalazione ad ANAC. In tale contesto, il canale interno era certamente valorizzato, ma ancora trattato in modo non esaustivo, anche in ragione della necessità di consentire agli enti destinatari un adeguato periodo di assestamento organizzativo. Le Linee guida 2025 nascono, invece, da un percorso diverso: esse si fondano sui risultati del monitoraggio svolto da ANAC nel corso del 2023 e del 2024, sulle criticità emerse nella prima applicazione del decreto, nonché sulle consultazioni mirate con soggetti istituzionali, imprese e organizzazioni della società civile: ne deriva un documento che assume come dato acquisito la centralità del whistleblowing e si propone di incidere in modo diretto sulla qualità effettiva dei sistemi di segnalazione interna. La disciplina operativa dei canali interni. Uno degli elementi di maggiore discontinuità tra le Linee guida 2025 e quelle precedenti riguarda il livello di dettaglio dedicato ai canali interni di segnalazione. Mentre le Linee guida 2023 si limitavano a richiamare i principi generali fissati dal D.Lgs. 24/2023, il nuovo documento dedica un'articolata trattazione all'istituzione, alla strutturazione e alla gestione dei canali interni, qualificandoli come snodo centrale dell'intero sistema di whistleblowing. La preferenza accordata al canale interno non è più soltanto un principio di policy, ma diventa un criterio operativo che orienta le scelte organizzative degli enti. Le Linee guida 2025 insistono sulla necessità che il canale interno sia facilmente accessibile, conosciuto e percepito come affidabile da tutti i potenziali segnalanti, inclusi soggetti diversi dai dipendenti. Tale impostazione segna un'evoluzione rispetto al passato, in cui l'attenzione era concentrata prevalentemente sulla tutela del segnalante una volta attivato il canale, più che sulla sua effettiva fruibilità. Particolarmente significativa è la nuova enfasi posta sulle modalità di effettuazione della segnalazione. Le Linee guida 2025, pur confermando la possibilità di segnalazioni scritte e orali, introducono indicazioni puntuali sulla preferenza per strumenti informatici dedicati, sulla non adeguatezza della posta elettronica ordinaria o certificata e sulla necessità di garantire la non tracciabilità del segnalante. Rispetto alle precedenti Linee guida, che si limitavano a richiamare il principio di riservatezza, il nuovo documento entra nel merito delle soluzioni tecniche e organizzative, avvicinando il whistleblowing alla logica della sicurezza informatica e della protezione dei dati by design. Ulteriore profilo di discontinuità riguarda il ruolo delle organizzazioni sindacali. Se nelle precedenti Linee guida il coinvolgimento sindacale era menzionato in modo sintetico, le Linee guida 2025 chiariscono in modo analitico natura, contenuti e limiti dell'interlocuzione preventiva prevista dall'art. 4 del decreto legislativo. Il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali viene qualificato come informativo e non negoziale, ma la sua omissione è espressamente collegata al rischio sanzionatorio. In tal modo, ANAC rafforza la dimensione procedurale del whistleblowing, trasformando un passaggio spesso considerato formale in un requisito sostanziale di legittimità del sistema. Il gestore del canale e il superamento dell'approccio formale. Il tema del gestore del canale interno rappresenta forse l'area in cui il confronto tra le Linee guida 2025 e quelle precedenti evidenzia il salto qualitativo più marcato. Nelle Linee guida 2023, il gestore era descritto come soggetto autonomo e formato, ma la disciplina restava relativamente astratta. Il nuovo documento, invece, declina in modo concreto i requisiti di autonomia, imparzialità e indipendenza, collegandoli direttamente alla governance dell'ente. Le Linee guida 2025 chiariscono che l'autonomia del gestore non può essere compatibile con poteri di supervisione da parte dell'organo di indirizzo sulla gestione delle singole segnalazioni. Questo passaggio segna una presa di posizione netta rispetto a prassi organizzative ancora diffuse, in cui il whistleblowing è ricondotto a una funzione ancillare della direzione o del vertice aziendale. L'Autorità afferma, invece, che la gestione delle segnalazioni deve restare sottratta a interferenze, pena la compromissione dell'intero sistema di tutela. Particolarmente innovativo è l'approfondimento dedicato al cumulo degli incarichi e al conflitto di interessi. Rispetto alle precedenti Linee guida, che si limitavano a raccomandare attenzione a tali profili, il documento 2025 fornisce indicazioni operative, richiamando espressamente il ruolo del Responsabile della protezione dei dati e i rischi derivanti dalla sovrapposizione di funzioni. Ne emerge una visione del whistleblowing come funzione ad alta specializzazione, non comprimibile entro assetti organizzativi semplificati se non a fronte di adeguata motivazione. Anche il tema della condivisione del canale interno viene affrontato con maggiore profondità rispetto al passato. Le Linee guida 2025 chiariscono che la condivisione non può tradursi in una diluizione delle responsabilità e che ciascun ente resta titolare di obblighi specifici in termini di gestione, riscontro e protezione dei dati. Tale impostazione si pone in continuità con il dettato normativo, ma supera letture minimaliste che avevano caratterizzato la prima fase applicativa. Nel complesso, emerge un chiaro superamento dell'approccio meramente formale al whistleblowing. Le Linee guida 2025 non si limitano a indicare cosa fare, ma spiegano come e perché farlo, collegando il corretto funzionamento del canale interno alla credibilità dell'ente, alla prevenzione delle violazioni e alla tenuta complessiva dei sistemi di controllo interno. Il confronto tra le Linee guida ANAC 2025 e le precedenti indicazioni dell'Autorità consente di cogliere una traiettoria evolutiva chiara: il whistleblowing non è più considerato un adempimento isolato, ma un elemento strutturale della governance e della compliance organizzativa. Se le Linee guida 2023 avevano assolto alla funzione, necessaria, di accompagnare l'entrata in vigore del nuovo decreto legislativo, quelle del 2025 assumono un ruolo diverso, orientato alla qualità e all'effettività dei sistemi adottati.
Fonte: QUOTIDIANO PIU' - GFL