La chat aziendale come prova per il licenziamento
- 15 Dicembre 2025
- Pubblicazioni
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 32283 dell'11 dicembre 2025, ha affrontato il tema dell’utilizzo di una chat aziendale per motivare un licenziamento è un tema giuridicamente complesso. La chat aziendale, se funzionale alla prestazione, come strumento di lavoro. Le informazioni ivi contenute possono essere utilizzate dal datore di lavoro per fini disciplinari, a condizione che sia stata fornita ai dipendenti un'adeguata informazione preventiva sui possibili controlli. In assenza di contestazioni sulla genuinità, tali documenti informatici possono formare piena prova. Per figure manageriali come i "quadri" e i dirigenti, il rapporto di lavoro è caratterizzato da un vincolo fiduciario di particolare intensità. Di conseguenza, la nozione di "giustificatezza" del licenziamento è più ampia rispetto a quella di giusta causa o giustificato motivo per la generalità dei lavoratori e non è necessario che il licenziamento costituisca un'"extrema ratio". Nel caso deciso dalla sentenza, un manager che, dopo aver valutato idoneo un candidato, modifica la sua decisione per pressioni esterne, commette una "importante deviazione dalla linea segnata dalle direttive generali del datore di lavoro". Tale comportamento, dimostrando una carenza di lealtà e affidabilità, è idoneo a ledere irrimediabilmente la fiducia del datore. Se provata tramite la chat aziendale, questa condotta può legittimare il recesso, poiché ogni infrazione che incrina l'affidabilità del dirigente può giustificarne il licenziamento.