Lavoro tra familiari non conviventi: vanno provati i pagamenti in caso di disconoscimento dal rapporto da parte dell’INPS
- 1 Ottobre 2025
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Con l'ordinanza n. 23919/2025, la Corte di Cassazione ha chiarito che in materia di lavoro prestato in ambito familiare, chiarendo che la prova della subordinazione richiede un onere probatorio rigoroso a carico di chi la allega. Il punto centrale della decisione riguarda la valutazione del rapporto di lavoro tra familiari non conviventi. La Corte ha stabilito che, sebbene la convivenza instauri una presunzione di gratuità della prestazione, la sua assenza non determina automaticamente una presunzione contraria di onerosità. Di conseguenza, non opera un'inversione dell'onere della prova. La parte che sostiene l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato ha l'obbligo di dimostrare "con prova precisa e rigorosa" tutti gli elementi costitutivi del rapporto, con particolare attenzione ai requisiti indefettibili dell'onerosità e della subordinazione. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la mera esistenza di buste paga, quale dato formale, non fosse sufficiente a provare l'onerosità, in assenza di una dimostrazione dell'effettivo pagamento delle retribuzioni.