Al termine del periodo di ferie, con il ritorno a pieno ritmo nell’attività lavorativa, è naturale iniziare a guardare al calendario alla ricerca dei prossimi momenti di pausa. Un meccanismo analogo si è riscontrato forse nelle recenti discussioni parlamentari che hanno portato alla reintroduzione della festività del 4 ottobre. Non si tratta, infatti, di una novità assoluta: per molti anni questa data è stata segnata “in rosso” nei calendari degli italiani. Diventa quindi interessante soffermarsi non solo sul suo ripristino, ma anche sulle ragioni che in passato avevano determinato la sua soppressione. La festività del 4 ottobre, dedicata a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, è stata originariamente introdotta come solennità civile con la legge n. 260 del 27 maggio 1949, che riconosceva il valore civile e retributivo delle principali ricorrenze religiose e civili del Paese. Con la successiva legge n. 54 del 5 marzo 1977, il legislatore, nell’ottica di razionalizzare il calendario delle festività e ridurre l’impatto negativo sul sistema produttivo, dispose la soppressione di alcune ricorrenze festive, tra cui appunto quella del 4 ottobre, unitamente al 19 marzo (San Giuseppe), al 29 giugno (SS. Pietro e Paolo, rimasto festivo solo a Roma come festività del Santo Patrono), all’Ascensione e al Corpus Domini. La ratio dell’intervento era eminentemente economica: la crisi energetica e produttiva, spinse allora il legislatore a ridurre le giornate di inattività del sistema produttivo, senza tuttavia privare la collettività del valore religioso e culturale delle ricorrenze, che continuarono ad essere celebrate senza effetti civili. A questa soppressione era seguita l’introduzione delle ex-festività gestite dalla contrattazione collettiva come permessi per i lavoratori. La nuova legge di reintroduzione. Dopo oltre quarant’anni di sospensione, il Parlamento ha approvato in via definitiva una proposta di legge che ripristina la festività civile del 4 ottobre. Il nuovo intervento normativo modifica l’elenco delle festività contenuto nell’art. 1 della legge n. 260/1949, inserendovi nuovamente il giorno dedicato a San Francesco. La norma precisa che la festività decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo alla sua entrata in vigore, con conseguente piena applicazione delle disposizioni in materia di trattamento economico e normativo dei lavoratori nel 2026. La scelta legislativa è di carattere simbolico, ma ha anche grandi impatti a livello produttivo e di costo. Nel 2026 il 4 ottobre cadrà di domenica; pertanto, l’effettiva riduzione dell’attività lavorativa legata alla nuova festività si verificherà a partire dal 2027. Se, come detto, la norma del ’77 aveva valutato la mancanza di produttività, con questa reintroduzione c’è un ritorno al passato che comporterà valutazioni connesse ai costi aziendali ed anche ai comportamenti ed alla contrattazione. Regime applicativo per i lavoratori. Con la reintroduzione del 4 ottobre, si applicano le regole generali previste dalla legge n. 260/1949 e successive modifiche, integrate dalle previsioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Ricordiamo che l’art. 5 della legge n. 260/1949 stabilisce che “qualora le festività coincidano con la domenica o con la giornata di riposo settimanale, deve essere corrisposta al lavoratore una ulteriore retribuzione”. Alcuni CCNL prevedono anche la possibilità di attribuire un riposo compensativo in sostituzione della sola indennità economica, ma la regola generale è la corresponsione di una maggiorazione economica. Nei casi in cui il lavoratore sia tenuto a prestare attività lavorativa nella giornata festiva, trova applicazione l’art. 9 della legge n. 260/1949. In tal caso, al dipendente spetta, oltre alla normale retribuzione per la giornata ed alla festività non goduta, una maggiorazione percentuale calcolata sulla retribuzione ordinaria, la cui entità varia a seconda del settore e del contratto collettivo applicato. Ricadute per le imprese e analisi dei costi. Dal punto di vista datoriale, la reintroduzione della festività del 4 ottobre ha effetti diretti sia sul piano organizzativo sia su quello economico. In primis ci si trova di fronte ad una riduzione dei giorni lavorativi annui; infatti, l’inserimento di una ulteriore giornata festiva determina una diminuzione delle giornate effettivamente lavorabili, incidendo sulla produttività annuale e sul costo orario. In alcuni settori il lavoro festivo è però spesso inevitabile, anche per conformarsi ad un livello internazionale d’attività sempre più diffuso; di conseguenza, la previsione comporta un incremento dei costi per garantire la continuità dei servizi. Difatti qualora l’impresa scelga o sia costretta a mantenere l’attività in funzione nella data del 4 ottobre, dovrà sostenere il costo delle maggiorazioni retributive, con un aumento dei costi complessivi del personale. Se quindi la reintroduzione della festività del 4 ottobre restituisce rilevanza civile a una ricorrenza dedicata al patrono d’Italia dal punto di vista giuridico-lavoristico, l’inserimento nel calendario delle festività comporta l’applicazione delle regole generali già previste per le altre giornate festive, con benefici per i lavoratori in termini di retribuzione e di riposi compensativi. Saranno quindi da rivedere i budget aziendali tenendo conto delle maggiorazioni o della ridotta prestazione lavorativa.
Fonte: QUOTIDIANO PIU' - GFL