Discriminatorio il licenziamento della lavoratrice perché rischia di rimanere incinta
- 8 Settembre 2025
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Con l'Ordinanza n. 24245 del 31 agosto 2025, la Suprema Corte ha confermato la nullità del licenziamento intimato alla dipendente che aveva da tempo manifestato la sua volontà di intraprendere una gravidanza servendosi delle tecniche di PMA. Nello specifico, sulla base di numerosi argomenti logico-induttivi, i Giudici hanno ritenuto che il datore di lavoro, nonostante fosse da tempo a conoscenza dell'intenzione della donna, avesse deciso di licenziare quest'ultima dopo che si era sottoposta alla procedura FIVET (tecniche di fecondazione in vitro), considerato che essa, sulla base dei dati statistici elaborati dal Ministero della Salute sulle percentuali di successo delle tecniche di PMA, ha maggiori probabilità di successo. Mentre in precedenza, quindi, il datore di lavoro sembrava tollerare il rischio di gravidanza, dopo la decisione della dipendente di sottoporsi alla procedura FIVET tale rischio non è stato più tollerato, portando a un licenziamento che, sulla base dei complessivi argomenti a disposizione della Corte, risulta discriminatorio.