Danno economico se il demansionamento fa perdere la maggiorazione in busta paga
- 5 Settembre 2025
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Se il demansionamento comporta la perdita del lavoro notturno e delle relative maggiorazioni, non si può negare il risarcimento del danno patrimoniale. È quanto affermato dalla Corte di cassazione (ordinanza 22636/2025), che ha accolto il ricorso di un lavoratore contro la decisione della Corte d’appello dell’Aquila, la quale aveva affermato un principio opposto, rilevando che, senza il concreto “disagio” dell’aver effettuato lavoro notturno, non poteva essere riconosciuto alcun risarcimento. La Cassazione ha ribaltato tale decisione ribadendo che, in presenza di una oggettiva perdita economica derivante da un illegittimo mutamento di mansioni, il danno patrimoniale non può essere escluso in base a considerazioni astratte o generiche. La Corte ha stabilito, inoltre, che il giudice non può trascurare l’accertamento concreto dell’effettivo pregiudizio subito dal lavoratore in conseguenza diretta del comportamento illegittimo del datore. La vicenda riguarda un dipendente di una società, adibito per anni al turno notturno (dalle 22.15 alle 5.45), con percezione costante delle relative maggiorazioni. Nel 2008, il lavoratore è stato assegnato al turno centrale (8.00–17.00), perdendo in tal modo un’indennità mensile di circa 1.450 euro lordi. L’azione giudiziaria promossa dal dipendente si fondava su tre voci di danno: biologico, da dequalificazione e patrimoniale per la perdita dell’indennità notturna, considerata conseguenza diretta del demansionamento subito. Il Tribunale di Lanciano aveva accolto tutte le richieste, riconoscendo i danni non patrimoniali e liquidando, a titolo di danno economico per la perdita delle maggiorazioni notturne, oltre 116.000 euro. In appello, la Corte territoriale aveva confermato il demansionamento e il danno biologico, ma aveva negato il danno patrimoniale per la perdita delle maggiorazioni notturne, sostenendo che l’indennità in questione non fosse parte fissa della retribuzione, ma solo un compenso accessorio legato a una modalità particolare di svolgimento della prestazione lavorativa, che l’azienda era libera di modificare. La Cassazione ha censurato questa impostazione, sottolineando che il danno patrimoniale, pur non essendo legato a un diritto acquisito al turno notturno, può configurarsi come «perdita subita» in base all’articolo 1223 del Codice civile qualora sussista un nesso causale diretto con l’illegittimo demansionamento. Nel caso specifico, il lavoratore aveva dimostrato di essere stato impiegato per anni nel turno notturno, percependo stabilmente le relative maggiorazioni, e di essere stato spostato unilateralmente a un turno diverso, perdendo un emolumento regolarmente corrisposto per lungo tempo. Secondo la Corte di legittimità non è in discussione la disagevolezza della nuova mansione o l’eventuale fungibilità dei turni, ma il fatto che la perdita economica fosse conseguenza immediata del mutamento illegittimo delle mansioni. Pertanto, il riferimento della Corte d’appello alla natura non strutturale dell’indennità notturna, così come l’argomento relativo alla facoltà datoriale di modificare i turni, è stato giudicato fuorviante: ciò che rileva, ha precisato la Cassazione, è che il lavoratore abbia subito un danno economico reale a seguito di un comportamento illecito dell’azienda, e non che il datore potesse astrattamente assegnarlo ad altri orari. Per questi motivi, la Corte ha cassato la sentenza impugnata, rinviando alla Corte d’appello dell’Aquila in diversa composizione affinché proceda a un nuovo esame della domanda risarcitoria, valutando in concreto se la perdita delle maggiorazioni notturne sia conseguenza immediata e diretta del demansionamento subito.
Fonte: SOLE24ORE