Bonus Giorgetti: dal 1° settembre bonus in busta paga per chi rinvia la pensione

Bonus Giorgetti: dal 1° settembre bonus in busta paga per chi rinvia la pensione

  • 2 Settembre 2025
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Con la legge di bilancio 2025 (L. 207/2024) il legislatore ha introdotto un nuovo incentivo rivolto ai lavoratori dipendenti che maturano, entro il 31 dicembre 2025, i requisiti per la pensione anticipata. La misura, ribattezzata “Bonus Giorgetti” dal nome del Ministro dell'Economia che l'ha sostenuta, punta a incoraggiare chi ha già diritto al pensionamento a rimanere attivo nel mondo del lavoro, sostenendo al tempo stesso il sistema previdenziale. L'idea di fondo è quella di trasformare in reddito immediato una parte della contribuzione previdenziale. Chi esercita la facoltà di rinuncia all'accredito dei propri contributi IVS riceve in busta paga l'importo corrispondente, esentasse. Per il lavoratore questo significa un netto più alto, per lo Stato un alleggerimento della spesa pensionistica nell'immediato. Come funziona. 
Il meccanismo si attiva attraverso una scelta individuale. Il lavoratore che ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata – sia nella forma “flessibile” di Quota 103, sia in quella ordinaria – può comunicare all'INPS la propria volontà di non versare più la quota contributiva a suo carico. Da quel momento, la somma che sarebbe stata destinata alla previdenza viene erogata direttamente in busta paga. La misura non intacca la quota di contribuzione a carico del datore di lavoro che, al contrario, resta dovuta. La posizione assicurativa del dipendente continua, dunque, a essere alimentata, ma in misura ridotta in quanto mancherà la parte del montante legata ai contributi personali. Quanto vale in busta paga.
Gli importi che transitano in busta paga sono rilevanti. In media, la quota contributiva IVS a carico del lavoratore dipendente è pari a circa il 9,19% della retribuzione lorda. Su un imponibile previdenziale di 2.000 euro lordi, il netto mensile cresce di circa 180 euro; con 2.500 euro lordi, l'incremento sfiora i 230 euro. Per redditi medi-alti, il beneficio può superare qualche migliaio di euro all'anno. Un ulteriore vantaggio deriva dal regime fiscale: le somme restituite non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente, risultando, dunque, esentasse. Ciò amplifica l'effetto netto e rende l'incentivo particolarmente appetibile per chi desidera massimizzare il proprio potere d'acquisto nel breve periodo.Chi può accedere, domanda e decadenza.
L'accesso è limitato a una platea ben definita. Possono usufruirne i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, iscritti all'AGO o a forme sostitutive ed esclusive della stessa, che maturano, entro il 31 dicembre 2025, i requisiti per la pensione anticipata ordinaria o flessibile (cd. Quota 103). Sono esclusi coloro che abbiano già raggiunto l'età per la pensione di vecchiaia o siano già titolari di un trattamento pensionistico diretto, ad eccezione dell'assegno ordinario di invalidità. La facoltà di rinuncia può essere esercitata una sola volta nell'arco della vita lavorativa ed è revocabile, ma solo una volta. La scelta ha effetto su tutti i rapporti di lavoro in essere e su quelli che dovessero essere instaurati successivamente. La domanda può essere presentata tramite il servizio online “Incentivo al posticipo del pensionamento: verifica delle condizioni di accesso” sul portale INPS o tramite Contact Center o patronati. I lavoratori del settore privato che hanno già presentato la domanda riceveranno lo sgravio nella busta paga di settembre, mentre i pubblici dovranno attendere quella di novembre. Le conseguenze sul futuro pensionistico. 
Se i benefici immediati sono evidenti, meno intuitivi sono gli effetti di lungo periodo. Rinunciare alla quota contributiva personale significa ridurre l'accumulo del montante individuale, che alimenta il calcolo della pensione nella parte contributiva. La pensione retributiva non subisce variazioni, ma la componente contributiva sì, con un effetto che può diventare rilevante in caso di permanenza prolungata nel regime incentivato. La riduzione della pensione futura dipenderà dalla durata del periodo di fruizione e dall'entità delle somme non versate. Un lavoratore che rimanga in servizio per due o tre anni dopo la maturazione dei requisiti, beneficiando del bonus, potrebbe trovarsi con un assegno sensibilmente più basso rispetto a quello che avrebbe percepito continuando a versare i contributi.Si tratta dunque di una scelta da valutare attentamente, ponderando l'immediato incremento di reddito con la possibile contrazione dell'assegno previdenziale. Per alcuni, l'opportunità di avere più risorse subito può risultare preferibile; per altri, specie chi conta su una pensione come principale fonte di reddito di lungo periodo, la rinuncia potrebbe rivelarsi penalizzante. Vantaggi e criticità. 
L'incentivo nasce con un obiettivo duplice. Da un lato, rappresenta un sostegno immediato al reddito di chi decide di restare al lavoro nonostante abbia raggiunto i requisiti pensionistici. Dall'altro, risponde a un'esigenza di sostenibilità collettiva: posticipare le uscite riduce la pressione sul sistema pensionistico e mantiene più a lungo attivi lavoratori con esperienza. Il provvedimento si inserisce in una strategia più ampia di gestione dell'invecchiamento demografico e dell'equilibrio finanziario della previdenza. In un Paese caratterizzato da un alto rapporto tra pensionati e lavoratori attivi, ogni strumento che possa incentivare la permanenza in servizio diventa un tassello rilevante. La misura presenta luci e ombre. Tra i vantaggi, oltre al beneficio economico immediato, vi è la possibilità di favorire la permanenza di competenze qualificate nel mercato del lavoro. Inoltre, l'esenzione fiscale rende l'incentivo più incisivo rispetto ad altri strumenti passati. Le criticità riguardano invece il rischio di una riduzione pensionistica per i singoli e la potenziale disomogeneità di convenienza. Non tutti i lavoratori hanno infatti lo stesso interesse: chi dispone di altre forme di reddito o risparmi può accettare più facilmente un assegno futuro ridotto, mentre chi conta esclusivamente sulla pensione deve valutare con maggiore cautela. Il successo del Bonus Giorgetti dipenderà in larga parte dalle scelte individuali. Ogni lavoratore dovrà decidere se privilegiare un aumento immediato del reddito o una pensione futura più robusta. È quindi auspicabile che ciascuno, prima di aderire, effettui simulazioni personalizzate per comprendere appieno l'impatto della decisione. A livello macroeconomico, l'incentivo può favorire una permanenza più lunga nel mondo del lavoro, con benefici per il sistema previdenziale e per il mercato del lavoro. Tuttavia, se la misura fosse adottata in maniera massiccia, potrebbe anche generare pensioni mediamente più basse nel lungo periodo, con effetti sociali da monitorare. Il Bonus Giorgetti rappresenta una novità di rilievo nel panorama previdenziale italiano. Più che un semplice beneficio economico, è uno strumento di politica del lavoro e di gestione della spesa pensionistica. Coniuga l'interesse immediato del lavoratore con quello collettivo del sistema, ma non è privo di conseguenze sul futuro. La sua vera efficacia si misurerà nel tempo, osservando quanti lavoratori sceglieranno di aderirvi, quanto a lungo rimarranno attivi e quale impatto avrà sulla sostenibilità delle pensioni.

Fonte: QUOTIDIANO PIU' - GFL