Licenziamento per un video su TikTok: attenzione alla proporzionalità

Licenziamento per un video su TikTok: attenzione alla proporzionalità

  • 23 Luglio 2025
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Con l'ordinanza n. 20310 del 20 luglio 2025, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda che aveva licenziato per giusta causa una dipendente per un video su TikTok. Nel video, la lavoratrice esprimeva noia e insofferenza per l'attività lavorativa con espressioni colloquiali e "inurbane" (es. "rottura di palle"), senza però rivolgere critiche dirette o denigratorie verso l'azienda. La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che la condotta non era così grave da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario e giustificare la sanzione espulsiva. Il principio cardine è la proporzionalità: il CCNL Commercio applicato prevede il licenziamento solo per una grave violazione dei doveri, soglia non raggiunta in questo caso. La Corte ha ritenuto che il comportamento esprimesse una generica insoddisfazione, non un disprezzo per l'azienda, e che una sanzione conservativa sarebbe stata sufficiente. E' stato inoltre giudicato irrilevante il singolo commento "sei peggio dei piccioni", in quanto la valutazione deve essere complessiva e non su frasi isolate decontestualizzate. La pronuncia ribadisce che, anche nell'era dei social media, il giudice deve valutare la gravità effettiva del fatto, distinguendo la critica, anche aspra, dalla lesione del rapporto di fiducia che giustifica un licenziamento.