Ammortizzatori, orari e prevenzione: firmato il protocollo sul caldo
- 3 Luglio 2025
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Il Protocollo quadro nazionale sulle emergenze climatiche elaborato in tavoli tecnici dalle associazioni datoriali e dai sindacati confederali è stato firmato ieri al ministero del Lavoro. Il provvedimento sarà adottato con un decreto ministeriale ed attuato con accordi territoriali che verranno sottoscritti dalle parti sociali. Mentre saranno recepite nel primo veicolo normativo utile le novità sugli ammortizzatori sociali: il ricorso «ampio ed automatico» per tutte le ipotesi di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro dovuto alle emergenze climatiche, anche in caso di lavoro stagionale. Con il mancato computo delle ore utilizzate di cassa integrazione ordinaria per eventi «oggettivamente non evitabili» dal limite di durata. L’obiettivo del Protocollo è coniugare la prosecuzione delle attività lavorative con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro, e delle modalità con cui si lavora. Le parti sociali si sono impegnate ad attivare tavoli contrattuali nazionali settoriali, territoriali o aziendali, per declinare le buone prassi e le misure necessarie e condivise per le realtà specifiche dei diversi settori. Il ministero del lavoro è impegnato a supportare il sistema produttivo, in relazione alla necessità di rimodulazione dell’orario di lavoro, nell’orientare i provvedimenti che dovessero condizionarne l’applicazione e per qualificare formalmente le ordinanze, come elementi giustificativi per assicurare alle imprese le tutele contro tutte le eventuali responsabilità (ad esempio quelle connesse con il ritardo della consegna dei lavori legato agli eventi climatici estremi). La valutazione del rischio deve includere tutti i rischi per la salute e sicurezza. All’atto dell’elaborazione del Piano di sicurezza e di coordinamento si dovrà prendere in considerazione anche il rischio microclima, e prevedere misure di prevenzione idonee al fine di ridurre il rischio come la presenza di aree di ristoro adeguate alle pause, la variazione dell’inizio delle lavorazioni. Anche i datori di lavoro delle ditte in appalto dovranno prevedere, all’interno dei Piani operativi di sicurezza, misure specifiche di organizzazione delle lavorazioni in cantiere, come l’idoneità dei Dispositivi di protezione individuale alla stagione in corso, la possibilità di pause o l’anticipo/posticipo delle lavorazioni, la fornitura di bevande, l’accesso all’ombra. «Con la sottoscrizione del “Protocollo Caldo” - ha commentato il ministro del Lavoro, Marina Calderone - le parti sociali hanno dato una risposta importante ai lavoratori e alle imprese in un momento certamente eccezionale. Le nostre priorità sono salute e sicurezza durante le attività lavorative, in particolare quelle che devono essere necessariamente svolte all’aperto». Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini considera «molto positiva la reazione veloce», si sta andando «verso la via giusta, dando una flessibilità sugli orari di lavoro e sulle protezioni che servono». Uno dei settori più a rischio è quello dell’edilizia. La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio si è detta «pronta a renderlo applicabile al settore delle costruzioni per tutelare la salute dei nostri lavoratori nei cantieri. Ma serve stabilizzare le regole con una legge ordinaria. Il caldo arriva ogni anno, serve una norma stabile per arrivare preparati. Serve anche uno strumento per derogare alle normative comunali per poter anticipare l’orario di lavoro ed evitare le ore più calde e rischiose, riducendo la richiesta di Cig che comporta un costo per lo Stato». Altro settore esposto al caldo è l’agricoltura. Per Coldiretti l’accordo va «completato con la garanzia della Cig in caso di eventi climatici estremi anche per i lavoratori stagionali». Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, che ricorda come tra i «550mila occupati delle imprese aderenti la metà sono esposti in condizioni climatiche critiche».
Fonte: SOLE24ORE