Licenziamento disciplinare: i messaggi offensivi scambiati in una chat privata non integrano giusta causa

Licenziamento disciplinare: i messaggi offensivi scambiati in una chat privata non integrano giusta causa

  • 8 Maggio 2025
  • Pubblicazioni
La Cassazione Civile, Sezione Lavoro, con sentenza 28 febbraio 2025, n. 5334, ha ritenuto che, in tema di licenziamento disciplinare, i messaggi scambiati in una chat privata, seppure contenenti commenti offensivi, non costituiscono giusta causa di recesso, poiché, essendo diretti unicamente agli iscritti a un determinato gruppo e non a una moltitudine indistinta di persone, vanno considerati come corrispondenza privata, chiusa e inviolabile. Essi sono inidonei a realizzare una condotta diffamatoria, in quanto, ove la comunicazione con più persone avvenga in un ambito riservato, non solo vi è un interesse contrario alla divulgazione, anche colposa, dei fatti e delle notizie, ma si impone l’esigenza di tutela della libertà e segretezza delle comunicazioni stesse.