Aziende e parità di genere

Aziende e parità di genere

  • 18 Luglio 2022
  • Pubblicazioni
Contributi previdenziali scontati dell’1%, fino a 50mila euro per azienda nel 2022, punteggi maggiorati nella partecipazione ad appalti pubblici, vantaggi reputazionali e più attrattività nei confronti dei lavoratori, anche in fase di selezione del nuovo personale. Sono questi i vantaggi essenziali collegati alla certificazione della parità di genere, che ora le imprese possono chiedere e ottenere. Si tratta della certificazione, prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (nella missione 5, coesione e inclusione, politiche per il lavoro), per incentivare tutte le imprese ad adottare policy mirate a ridurre il gap di genere in tutte le aree più critiche: opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni, gestione delle differenze di genere, tutela della maternità. La legge 162/2021 ha introdotto la certificazione nel Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Dlgs 198/2006), prevedendo anche le misure premiali per le imprese che la otterranno (per il 2022 sono stati stanziati 50 milioni). Infine, il Dpcm del 29 aprile 2022, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 1° luglio, ha fissato i parametri in base ai quali le aziende potranno avere la certificazione. Si tratta dei parametri fissati dalla Prassi di riferimento Uni 125:2022, pubblicata il 16 marzo scorso. La Prassi fissa una serie di Kpi (key performance indicator, indicatori chiave di prestazione), suddivisi in sei aree, dalla governance alla equità remunerativa per genere (si veda la scheda in pagina). Ciascuna area ha un peso percentuale specifico nella valutazione dell’organizzazione aziendale, e a ciascun indicatore è associato un punteggio. Per avere la certificazione, l’azienda deve raggiungere uno score minimo di sintesi complessivo del 60 per cento, e la verifica si ripeterà con cadenza annuale.