Licenziata lavoratrice che su Facebook mette frasi offensive
- 11 Novembre 2024
- Pubblicazioni
Una Società licenzia una dipendente per aver pubblicato sul suo profilo Facebook, “frasi altamente denigratorie, offensive e diffamatorie nei confronti della società e, in particolare, verso la persona del suo amministratore delegato ingegnere Paolo Tolmenio Saccani”. In particolare, dopo che il marito della donna, anche egli dipendente della Società, rimaneva infortunato sul lavoro, la dipendente pubblicava le seguenti frasi contro l’A.D. qualificato come “testa di cazzo “che muoia quel coglione” e contro la società, che nei confronti dei propri dipendenti, si era comportata nel senso che “gl’hanno dato i flit come le mosche”. Il Tribunale di primo grado rigettava il ricorso della dipendente mentre la Corte di appello di Firenze annullava il licenziamento e condannava la società a reintegrare la dipendente nel posto di lavoro, a corrisponderle una indennità risarcitoria nella misura massima di dodici mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, oltre accessori, nonché alla regolarizzazione della posizione contributiva. Secondo la Cassazione (ordinanza n. 26446 del 10 ottobre 2024), i giudici di appello avevano correttamente ritenuto sussistente l’ipotesi della esimente di cui all’art. 599 cp (avere commesso i fatti di cui all’art. 595 cp nello stato di ira determinato da un fatto ingiusto altrui e subito dopo di esso), escludevano che il fatto addebitato potesse essere qualificato come delitto per il quale il CCNL di categoria prevedeva il licenziamento per giusta causa. Secondo la Corte non si verteva neppure in una ipotesi di insubordinazione, in quanto concretamente la vicenda non aveva riguardato aspetti che afferivano all'osservanza di disposizioni interne dettate dal datore di lavoro circa l'uso di beni aziendali con la messa in discussione dell’autorità dei preposti della datrice di lavoro, bensì concerneva l’uso di espressioni, obiettivamente offensive e diffamatorie, proferite in una situazione in cui il rischio di un evento, più volte denunciato, si era invece verificato.